sabato 2 aprile 2011

Libia del 1911-1912, la guerra coloniale degli italiani nell’Album Illustrato della Guerra Italo-Turca Prima Parte

L’Album Illustrato della Guerra Italo-Turca, viene pubblicato a Napoli dall’editore Giovanni Gervasio (Angiporto Galleria, N°40) al prezzo di L. 2. Non c’è la data di pubblicazione, ma riteniamo che sia collocabile a ridosso degli avvenimenti che racconta sia fotograficamente che con illustrazioni. Le immagini coprono un arco di tempo che va dal 20 settembre 1911 al 15 ottobre 1912.

Copertina e controcopertina de L’Album Illustrato della Guerra Italo-Turca






E’ inutile aspettarsi da queste immagini qualche lontano accenno alle difficoltà della conquista. L’album è uno strumento di propaganda che deve glorificare l’impresa e informare i cittadini sulle battaglie per quella che sarà definita la “quarta sponda”.
Prima pagina dell’Album



Seguiremo i capitoli dell’album presentando le immagini che ci sembrano più significative di una guerra che assume caratteristiche di estrema brutalità e che inaugura anche l’impiego di armi del tutto nuove, ad esempio l’aviazione.

Gli aviatori italiani che parteciparono al conflitto



Prima di passare alle immagini è però necessario capire cosa rappresenta per l’Italia la Guerra di Libia.
“Se forse è eccessiva l’opinione di quanti hanno voluto ravvisare nell’impresa di Libia la scintilla della grande guerra, è tuttavia indubbio che il colpo che essa inferse alla potenza ottomana, accentuando il vuoto di potere già da tempo apertosi nella sua area, lo sconvolgimento provocato nei Balcani e la conseguente riacutizzazione dei contrasi austro-russi contribuirono ad aggravare la tensione internazionale e a conferire al conflitto, che sarebbe scoppiato nell’estate del 1914, la natura di un complicato groviglio in cui sarebbero confluite vecchie e nuove rivalità della politica europea e i nuovi focolai di guerra accesi dall’imperialismo straccione dell’Italia giolittiana.”

(da “La storia politica e sociale” in “Storia d’Italia” vol 4° “Dall’unità ad oggi” Edizioni Einaudi, Torino, 1976 “Nuovi equilibri di potere” di Ernesto Ragionieri, pag. 1948-1949)
Il giudizio dello storico Ernesto Ragionieri ben evidenzia il carattere di novità che la Guerra di Libia del 1911 rappresenta per l’intera area del Mediterraneo e per l’Italia.
Se l’Italia non è la prima ad accendere la miccia della Prima Guerra Mondiale, la Guerra di Libia certo rafforza quella componente politica che nel 1915, con più convinzione sostiene che gli italiani debbono entrare nel grande conflitto europeo iniziato nell’agosto del 1914.

L’artiglieria italiana annienta il nemico a Kars-el-Leben, settembre 1912



I nazionalisti sono una minoranza intellettuale inquieta e per questo molto pericolosa che riesce, in qualche modo, a diventare egemone nella cultura italiana del tempo e a darsi una moderna organizzazione come forza politica conservatrice.
Gli elementi che caratterizzano l’azione dei nazionalisti sono: la propugnazione di una politica imperialista nel Mediterraneo e sulle sponde dell’Adriatico, l’insofferenza verso il moderatismo di Giovanni Giolitti in politica estera e i tentativi di integrare nel sistema liberale il Partito Socialista Italiano, l’antisocialismo e l’appello alle classi imprenditoriali affinché reagiscano all’estendersi dell’influenza socialista tra le masse popolari italiane.
La nascita del movimento nazionalista è contemporanea a quella di un capitalismo monopolistico in Italia legato a forti interessi finanziari che vuole espandersi, che è più dinamico rispetto alle classi imprenditoriali del passato, che non vuole intralci né dentro né fuori le fabbriche, che considera lo Stato un ombrello all’ombra del quale crescere e che, per questo, va controllato. Sono caratteristiche diverse dalle vecchie politiche conservatrici della destra liberale, si riveleranno maggiormente con l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra e con la successiva conquista del potere da parte del fascismo.


Una delle pagine dedicate alle navi da guerra italiane



La guerra di Libia del 1911 segna una svolta a destra nella politica italiana ed è la grande occasione per dimostrare al mondo che l’Italia non è più quella di un tempo e che punta ad un ruolo attivo nello scacchiere mediterraneo.


La squadra navale italiana davanti a Rodi



La guerra viene preparata da Giolitti e dal suo ministro degli esteri Antonino di San Giuliano (grande propugnatore dell’impresa) con un’azione diplomatica tesa ad acquisire il placet delle grandi potenze ed è appoggiata dal Vaticano per ragioni ideologiche e ancor più di carattere economico. Il Banco di Roma, massima espressione della finanza cattolica, ha grossi interessi in Libia e nelle regioni dell’impero Ottomano, per questo appoggia l’impresa.
La guerra riscuote anche una vasta partecipazione popolare: tra le classi medie si accendono grandi speranze per il nuovo ruolo di potenza dell’Italia e anche i contadini sembrano appoggiare una guerra che potrebbe risolvere il problema dell’emigrazione. Le speranze saranno presto deluse e l’impresa di conquistare la Libia si rivelerà ben più ardua del previsto.

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