sabato 5 novembre 2011

Sulla Costa Azzurra prima della Grande Guerra

L’autovettura dei turisti fotografi, Montecarlo, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V




Lo storico Ian Ousby dedica la seconda parte del suo lavoro sulla Battaglia di Verdun, alla Francia della Terza Repubblica e racconta un episodio avvenuto il 4 settembre 1870.
In quella giornata l’Imperatrice Eugenia, fuggendo dal palazzo delle Tuileries, assediato dai parigini che guidati da Leon Gambettà e Jules Favre chiedevano l’abdicazione di Napoleone III e la repubblica, fu obbligata a passare per il Louvre.
Le opere d’arte per precauzione erano state trasportate a Brest, ma il museo conservava ancora quadri che per ampiezza e peso non era stato possibile spostare, tra questi il famoso "La zattera della Medusa" di Géricault.
L’Imperatrice, nonostante il momento drammatico e i rischi per la sua persona, si sarebbe fermata ad osservare il dipinto per alcuni minuti.
La zattera della Medusa” era l’immagine della Francia sconfitta dai prussiani a Sedan: un paese simile alla fregata naufragata nel 1816 davanti alle coste del Senegal. I superstiti aggrappati ad una zattera erano dei disperati, pronti a uccidersi e divorasi tra loro.
Ed era avvenuto questo sulla quella zattera in cui 150 naufraghi avevano cercato scampo.
Nel 1909 la Francia è ancora simile al dipinto su cui si era posato lo sguardo dell'imperatrice Eugenia?
La Francia è un paese governato da un regime repubblicano che si è affermato sul sangue sparso a Parigi nei giorni della Comune, ha respinto con fatica i tentativi della destra golpista e quelli di un ritorno monarchico, ha corso il rischio di sprofondare nella guerra civile con l'affare Dreyfus e in cui gli scandali, l’affarismo e uomini politici mediocri provocano insoddisfazione e inquietudine. E' una Francia però che in questi decenni di pace si è risollevata economicamente dai disastri della guerra del 1870 e in cui la modernità si esprime nelle grandi opere pubbliche ed in una capitale che a quel tempo è il centro culturale della Terra.
La nazione possiede un sistema scolastico invidiabile e dominato da valori laici con venature fortemente anticlericali; è una grande potenza coloniale, industriale e militare con una popolazione che è la metà dei tedeschi e che nel profondo non vorrebbe una nuova guerra contro la Germania, ma si entusiasma se per le strade passa la bandiera nazionale e pensa ad una rivincita sul 1870, come qualcosa di possibile, ma tutto sommato da evitare.
[Recenti studi hanno ridimensionato la leggenda dell'entusiasmo dei francesi allo scoppio delle ostilità nell'agosto del 1914, vedi il saggio di J.J. Becker "La fleur au fusil: retour sur un mythe", in Vrai et faux dans la Grande Guerre, a cura di C. Prochasson e A. Rasmussen, Ed. La Découverte, Parigi, 2004]
Un angolo della Terza Repubblica viene fotografato nel 1909 sulla Costa Azzurra dai nostri ignoti turisti-fotografi e le immagini ci portano dentro quel clima che precedette lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. E’ il 1909, l’anno dell’incidente di Agadir: la tensione tra le potenze europee sta crescendo e i francesi, come del resto tutti i popoli d’Europa, temono che la calma apparente, gli aggiustamenti diplomatici, gli appelli pacifisti sono dei rinvii per uno scontro che in futuro ci sarà. A parole tutti dicono di non volere la guerra, ma questa possibilità è nell’universo mentale delle persone che vennero fotografate dai nostri turisti a Nizza, a Mentone, a Montecarlo.
Ian Ousby cita le parole di un intellettuale che doveva cadere combattendo nei primi mesi di guerra, Charles Peguy.
“…all’epoca gli eventi dell’agosto del 1914 portarono con se un’aura d’inevitabilità. –Ognuno udì, riscoprì e ascoltò, come nota e familiare, questa eco profonda, questa voce che non era esterna, questa voce della memoria sepolta e sommersa, nessuno sapeva perché o da quanto tempo.- Sono parole di Peguy, ma furono scritte nel 1905, durante una crisi nelle relazioni franco-tedesche troppo breve per essere menzionata al di fuori di racconti estremamente dettagliati dagli eventi che portarono alla Prima Guerra Mondiale. La crisi del Marocco e di Agadir erano lontane, per non parlare dell’assassinio dell’arciduca Ferdinando…”
[Da Verdun di Ian Ousby, pag 266-267, Ed.Rizzoli, Milano 2002]
L’album si apre con alcune fotografie interessanti che riguardano la squadra navale francese nella baia di Villefranche, nei pressi di Nizza. E’ un paesaggio fotografico e marino che evoca la forza della marina francese nel Mediterraneo; queste navi danno sicurezza e il fumo bianco delle salve esplose in onore del Presidente della Repubblica Falliere, in visita a Nizza, danno alla ripresa, forzatamente in campo lungo, vivacità e mobilità.

Navi da guerra sulla Costa Azzurra, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V



E’ il 26 aprile del 1909, tra cinque anni i cannoni tuoneranno sul serio e la nuova guerra, fatta eccezione per la Battaglia dello Jutland, non vedrà grandi scontri sul mare in cui invece si sperimenteranno sommergibili, estesi posizionamenti di mine, motosiluranti. Per il momento la squadra navale francese saluta sul Mediterraneo il suo Presidente, sono segnali e messaggi di avvertimento ai tedeschi e al loro Kaiser che ha provocato la Francia inviando una corazzata nel porto di Agadir e che inquieta l’Inghilterra con la costruzione di una flotta in grado di competere a livello mondiale con l’Impero Britannico.
I nostri turisti-fotografi sembrano dei buoni francesi e quindi non si lasciano sfuggire l’occasione di portare a casa quella che è anche la documentazione visiva di un grande spettacolo a cui non capita tutti i giorni di assistere.
E c’è un altro elemento che cattura l’interesse: anche se la ripresa in campo lungo da alle navi da guerra l'aspetto di giocattoli, esse non sono più i velieri di un tempo; queste sono macchine d’acciaio, munite di cannoni potenti e di lunga gittata. E’ un elemento di novità, quasi quanto l’automobile e l’abitudine a scattare fotografie dalla vettura in corsa.
I fotografi raggiungono il percorso del corteo presidenziale e immancabilmente si fermano a fotografare; la didascalia dell’album esprime ancora una volta il fascino per la velocità. Una sequenza di tre fotografie racconta il passaggio dell’auto di Falliere che è descritto “comme un’eclair”.

Passaggio dell'auto presidenziale, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V



La visita del Presidente a Nizza comprende una parata militare e la gente assiste numerosa e con entusiasmo. I turisti-fotografi si mischiano ancora alla folla e scattano con la loro kodak.

Nizza, Passaggio dell'artiglieria alpina fotografata dall’automobile, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V



Non vediamo i volti della gente se non in una fotografia che mostra uno chasseur, zaino e fucile appiedati, con alle spalle una transenna molto rudimentale davanti alla quale si accalca la gente con pagliette e ombrellini. In prima fila ci sono i padri con i bambini e tutti sembrano fiduciosi, ma sappiamo che tra pochi anni la guerra porterà il lutto in molte di queste famiglie.

Nizza, La gente al passaggio del Presidente Falliere, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V






Una fotografia è dedicata alla bandiera, simbolo dell’unità repubblicana, un’altra invece mostra pagliette e grandi cappelli delle signore mentre i dragoni a cavallo sfilano lungo il boulevard di Nizza.

Nizza, Passaggio della bandiera nazionale, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V



L’inquadratura della seconda è migliore delle altre, osservandola si respira il profumo di un tempo quasi mitico, “la belle epoque”.

Nizza, cappelli e dragoni, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V



Forse nello stesso giorno o in quelli appena seguenti i fotografi si trasferiscono a Montecarlo dove si svolge l'annuale gara di motoscafi per Coppa del Principe di Monaco. Ancora immagini con velocità e innovazione. Vediamo sfrecciare il motoscafo del Duca di Westmister, vincitore della gara.


Mentone, motoscafo del Duca di Westmister, 1909, da Kodak Souvenir, Coll. S. V



Cosa sta per finire con le immagini che abbiamo proposto in questi post dedicati ai Kodak Souvenir? Sappiamo che le epoche storiche non terminano mai di colpo e tutti gli eventi traumatici portano in se qualcosa di vecchio e di nuovo.
Le fotografie che i nostri turisti-fotografi eseguirono avevano in se un elemento che riescono, a nostro avviso, a ben riflettere: la fiducia. Le più importanti, tra le fotografie che verranno dopo la Grande Guerra e che fanno parte del nostro universo culturale, siano d’autore o anonime, saranno un’osservazione critica e disillusa del paesaggio circostante lo sguardo fotografico.



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