sabato 13 ottobre 2012

Gallipoli 1915 Seconda parte

Le Miroir 1915, soldati senegalesi nelle trinccee di Gallipoli



Il significato della spedizione di Gallipoli
Australiani, neozelandesi, africani, turchi, ufficiali tedeschi…Insieme a inglesi e francesi sulla Penisola di Gallipoli ci sono soldati che provengono da lontani continenti del pianeta. Di fatto a Gallipoli, per ragioni legate alla situazione geopolitica dell’epoca, “età degli imperi”, avviene la sperimentazione della dimensione mondiale del conflitto. Cosa che si preciserà negli anni seguenti.

Le Miroir 1915, australiani sulle spiagge di Gallipoli



Gli avvenimenti militari si esauriscono alla fine del 1915, ma in seguito a questo tentativo di sbloccare la guerra impantanata nelle trincee del Fronte Occidentale, si compie un vero e proprio salto che porta uomini provenienti da altri continenti a combattere una guerra che sino a quel momento è essenzialmente europea. E’ sulle spiagge della penisola di Gallipoli che comincia a formarsi, drammaticamente, quella coscienza nazionale dei popoli che facevano parte dei grandi imperi coloniali, ad esempio gli Australiani.
E’ difficile dire come la fotografie restituiscano tutto questo: esse mostrano i soldati che si rintanano nelle trincee sotto un sole implacabile, i morti davanti al filo spinato e un altro aspetto della guerra, il genocidio degli Armeni da parte dei turchi.
Gli Armeni in fuga
Ancora una volta in Turchia, gli Armeni vengono accusati di collusione con il nemico esterno e sterminati con atroci sofferenze, accompagnate da stupri, marce della morte, vendita di bambini e uccisioni di massa.
La rivista Le Miroir documenta il salvataggio di donne e bambini armeni a bordo di navi francesi


Le Miroir 1915, donne e bambini armeni sull’incrociatore Foudre



Così la rivista informa i francesi di ciò che sta accedendo in Turchia.
“In seguito all’irresistibile avanzata nel Cucaso delle truppe russe, composte su questo fronte quasi esclusivamente da Armeni, i Turchi hanno massacrato centinaia di migliaia di Armeni di Turchia. Tre nostri incrociatori, il Foudre, il Guichen e il Destrèes, sono riusciti ad imbarcare nella baia di Antiochia, quattromila di questi disgraziati che sono stati trasferiti ad Alessandria. Le nostre fotografie li ritraggono sul ponte del Foudre, al momento dello sbarco in Egitto.”
L’immagine della morte
Francia e Inghilterra hanno sottovalutato la capacità dei Turchi di combattere e di resistere: gli assalti e le controffensive turche riescono a rintuzzare i tentativi di avanzata franco-britannica sul territorio della penisola di Gallipoli. E’ stato calcolato che fra i caduti dell’Impero Ottomano ci siano stati circa 250.000 uomini. Ancora una volta la fotografia documenta questo massacro, non sono fotografie diverse da altre eseguite sul Fronte Occidentale e si aggiungono a quell’immagine inedita della violenza e della morte, provocata dalla guerra che riviste come Le Miroir contribuiscono a diffondere.
Le Miroir documenta una situazione che presto diventerà insostenibile a causa dei cadaveri abbandonati a marcire al sole e coperti di mosche.

Le Miroir 1915, soldati turchi uccisi davanti alle trincee di Krithia



La rivista francese addossa alla conduzione dell’esercito turco da parte dei tedeschi, la responsabilità di tante vittime.
“Nei loro attacchi a ranghi serrati, alla tedesca, i Turchi subiscono perdite enormi. In più di 100.000 sono caduti nella penisola di Gallipoli, e gli ospedali di Costantinopoli rigurgitano di feriti. Questi uomini si battono con coraggio, ma l’ardore dei nostri Senegalesi, marocchini, australiani e hindu è senza eguali. Le istantanee che riproduciamo sono state eseguite in prima linea davanti a Krithia, dopo un violento combattimento all’arma bianca.”
C’è nel commento il riconoscimento del valore dei turchi e questo fatto è il sintomo di una valutazione negativa sulle possibilità concludere con successo l’impresa. Una fotografia mostra un momento dell’armistizio concordato per la raccolta e la sepoltura dei cadaveri.

Le miroir 1915, armistizio per la raccolta e sepoltura dei cadaveri



Questa fotografia viene pubblicata sulla copertina del numero 108 del 19 dicembre 1915 con un notevole ritardo sugli avvenimenti, tra settembre e gennaio del 1916 è stata completata l’evacuazione del corpo di spedizione dalla penisola di Gallipoli: l’operazione è stata un fallimento.
Alla guerra come ad un’allegra avventura
Accanto al riconoscimento del valore dei turchi, nei commenti e nelle fotografie c’è anche una certa immagine dei soldati australiani che si sono arruolati e sono partiti per l’Europa come se andassero verso una grande e spensierata avventura. Una fotografia mostra dei soldati francesi che si gettano in mare per una fresca nuotata, nella didascalia si parla di gare di nuoto organizzate dagli australiani.

Le Miroir 1915, gara di tuffo nel mare davanti a Mudros



Così la rivista francese commenta questa fotografia definita divertente.
“Il bagno è la distrazione favorita dei soldati e dei marinai del corpo di spedizione in Oriente. Durante il gran caldo dell’estate è stato per loro un piacere e un ristoro bagnarsi più volte al giorno nell’acqua fresca. Come i loro compagni della marina e dell’esercito britannico, e principalmente gli Australiani, hanno organizzato dei concorsi di nuoto e di tuffi molto combattuti. Questa fotografia divertente è stata eseguita nella rada di Mudros, dal ponte di una delle nostre navi da guerra.”
Le operazioni militari subiscono una fase di stallo nel corso dell’estate quando falliscono gli attacchi verso Krithia e sull’altopiano di Achi Baba, anche il tentativo di sbarco sulla Baia di Sulva non consegue gli obbiettivi: i turchi o riescono a resistere oppure passano alla controffensiva e con successo.
Una fotografia che potrebbe esser stata eseguita sul Fronte Occidentale, mostra un posto di soccorso in una trincea davanti ad Achi Baba.

La Miroir 1915, un posto di soccorso francese davanti alle alture di Achi-Baba



Le Miroir non nasconde le difficoltà a Gallipoli.
“La cresta di Achi-Baba, fortificata dai germano-turchi,costituisce un ostacolo formidabile per gli alleati nella penisola di Gallipoli…un posto di soccorso nelle nostre linee, i primi feriti arrivano.”
C’è una fotografia che potrebbe sintetizzare ciò che abbiamo tentato di raccontare? Forse l’immagine che resterà per sempre nella memoria di chi oggi ripercorre la storia della spedizione di Gallipoli è quella di una spiaggia rocciosa su cui si accalcano uomini e materiali, inchiodati a rimanere in basso sotto il fuoco delle mitragliatrici. Nel 1915 il paesaggio di guerra non cambia, è caratterizzato dall’immobilità, con la variante del mare sullo sfondo.

stefanoviaggio@yahoo.it