mercoledì 9 gennaio 2013

Gabriele D'Annunzio, Fiume e l'inquietudine italiana del primo dopo guerra. Prima parte

Gabriele D’Annunzio si rivolge alla folla dei cittadini di Fiume, Le Miroir N° 305, 1919


“Chi vuol capire la crisi del dopoguerra in Italia, deve tener presente non solo l’esaurimento nervoso prodotto da tre anni e mezzo di sofferenze, ma anche e ancora sopra tutto la velenosa propaganda a cui fu assoggettato il popolo italiano dal 1919 in poi. La storia d’Italia, delle sue agitazioni sociali e turbamenti politici in quel dopoguerra, appare nella sua vera luce soltanto quando sia proiettata sullo sfondo psicologico della vittoria mutilata
[da "La vittoria mutilata", di Gaetano Salvemini, pag. 160, in "La crisi italiana del primo dopoguerra, la storia e la critica". Questa raccolta di saggi e di commenti critici è stata curata dallo storico Giovanni Sabatucci, Ed. Laterza, Bari, 1976]
La vittoria, parola magica e inebriante per una nazione che aveva compiuto appena 57 anni dalla sua unità e che era tra i vincitori di un conflitto mondiale mai visto nella storia, fu vissuta dal popolo italiano con uno spirito di profonda inquietudine sin dalle settimane seguenti la fine della Grande Guerra. La sensazione generale fu quella di appartenere non alla categoria dei vincitori, ma a quella degli sconfitti e si riaprì la profonda ferita che aveva segnato i mesi precedenti l’ingresso dell’Italia in guerra. Interventisti e nazionalisti accusarono i neutralisti di disfattismo e tradimento della vittoria, i neutralisti e i socialisti rimproverarono a chi aveva voluto la guerra di aver mandato a morire più di mezzo milione di uomini (e inoltre più di un milione tra feriti e mutilati) per niente e di aver condotto l’Italia alla rovina economica. In tutto questo chi si dimostrò incapace di gestire una situazione assolutamente nuova e in cui le masse operaie, contadine e piccolo borghesi entravano prepotentemente sulla scena, fu la classe dirigente liberale. Lo stato liberale nel giro di pochi anni venne sostituito da una dittatura con caratteristiche assolutamente nuove: il fascismo.
Come rendere visibile oggi quel turbamento che attraversò la penisola  e che avrebbe condotto alla marcia su Roma, evento simbolico per datare l’inizio della presa del potere del fascismo guidato da Benito Mussolini? Lo faremo presentando alcune vignette satiriche apparse sulla rivista torinese Pasquino e con le immagini di un evento centrale nella crisi italiana del primo dopoguerra: l’occupazione della città di Fiume da parte delle truppe capitanate dal poeta Gabriele D’Annunzio. La cronaca fotografica dell’entrata a Fiume dei legionari di D’Annunzio ebbe risalto in Europa e, per la notorietà del poeta, in particolare in Francia, nazione dove D’Annunzio aveva a lungo soggiornato costituendo un punto di riferimento intellettuale nella Parigi delle avanguardie artistiche di primo Novecento. Le fotografie furono pubblicate dalla rivista francese Le Miroir all’indomani dell’inizio dell’avventura, in due servizi che contengono anche le pagine di una lettera inviata al popolo francese da D’Annunzio. Insieme a queste immagini, fotografiche e non, presenteremo altre fotografie che richiamano momenti precedenti la spedizione fiumana (l’interventismo del 1914-1915) e successivi alla fine della guerra. Alcune di esse vennero pubblicate in un libro intitolato “Dux”, di Margherita Sarfatti ed edito da Mondadori nel 1926. “Dux”, ripubblicato in successive edizioni, ebbe un notevole successo internazionale.
[Margherita Sarfatti, appartenente all’importante famiglia israelitica veneziana dei Grassini, fu una delle protagoniste femminili del mondo intellettuale italiano dei primi decenni del Novecento. Sposò il socialista Cesare Sarfatti e iniziò una militanza giornalistica socialista che la portò a diventare redattrice dell’Avanti della Domenica e di La difesa delle lavoratrici. Nel 1912 conobbe Benito Mussolini con cui strinse un rapporto sentimentale  sino a condividerne le future scelte. Nel1918 divenne redattrice di Il popolo d’Italia e nel dopoguerra fu direttrice editoriale di Gerarchia, la rivista teorica del fascismo fondata da Mussolini. Firmataria del Manifesto degli intellettuali fascisti, nel 1925 pubblicò in Inghilterra una biografia di Mussolini che fu tradotta in Italia con il titolo Dux. In seguito alle leggi razziali si rifugiò in Sud America e lavorò come giornalista a Montevideo. Ritornata in Italia nel 1947 visse una vita appartata e morì nel 1961.]   

Copertina di “Dux” di Margherita Sarfatti, Edizioni Mondadori, 1934

Una vignetta di  Pasquino ben illustra la situazione che abbiamo cercato di delineare.
Psquino, N° 23, 8 giugno 1919.


La didascalia della vignetta è abbastanza eloquente: “soldato italiano: cedete a me il posto” segue tra parentesi “censura”.
I due vecchi signori sono Vittorio Emanuele Orlando, presidente del Consiglio, e Sidney Sonnino, Ministro degli Esteri, il soldato armato di pugnale è un ardito.
Il 12 settembre D’Annunzio, alla testa dei granatieri che hanno aderito alla sedizione organizzata da un gruppo di ufficiali e in collegamento con gruppi industriali, il Duca D’Aosta, esponenti dell’esercito e della politica , entra a Fiume acclamato da una folla delirante di fiumani di lingua italiana.
Così la rivista Le Miroir informa i francesi dell’avvenimento, definito “un colpo di mano”.

Le Miroir N° 305, 1919.

“Fiume, rivendicata sia dall’Italia che dalla Yugoslavia, è stata occupata da Gabriele D’Annunzio con un colpo di mano eseguito con rapida audacia. Insieme al poeta c’erano granatieri, bersaglieri, artiglieri ed auto blindate. Ha proclamato l’annessione di Fiume all’Italia. Si tratta di un’impresa effettuata non solo all’insaputa, ma contro la politica del governo Nitti. Le forze alleate non sono rimaste nella città, ma si sono imbarcate al più presto senza incidenti.”
Le Miroir N° 305, 1919.

Per sottolineare l’audacia di D’Annunzio, la rivista pubblica una fotografia del poeta insieme all’aviatore Natale Palli, eseguita alla partenza del famoso volo su Vienna del 9 agosto 1918, durante il quale erano stati lanciati volantini con un messaggio di futura sconfitta per l’Impero asburgico.
Le Miroir N° 305, 1919


Quelli che saranno definiti i “volontari fiumani” sono accolti con grande calore dalla popolazione di Fiume. In questa fotografia campeggiano in primo piano la bandiera italiana e uno striscione con la  scritta “viva l’Italia”. Queste sono le parole con cui D’annunzio si rivolge ai fiumani e all’opinione pubblica internazionale: “Nel mondo vile e vile vi è una sola cosa pura: Fiume. Nel mondo vile e vile vi è un grande amore: Fiume. Fiume che splende in mezzo al mare dell’abiezione. Io combattente mutilato, rivolgendomi alla Francia di Victor Hugo, all’Inghilterra di Milton e all’America di Lincon, proclamo l’annessione di Fiume all’Italia.”
Le Miroir N° 305, 1919

Se nel 1914 qualcuno avesse chiesto ad un italiano dove e cosa era Fiume, probabilmente avrebbe avuto una risposta vaga. Le rivendicazioni dell’Italia riguardavano le città definite “irredente”: Trento e Trieste, è per il loro possesso che gli italiani furono costretti ad andare in guerra. Perché un porto dell’Adriatico che godeva di autonomia amministrativa nel quadro dell’Impero Austroungarico diventa così importante e tale da provocare una sedizione nell’esercito italiano, cosa che non era mai avvenuta in precedenza?
Le Miroir N° 305, una veduta della città di Fiume.

Fiume diventa un luogo simbolico dell’italianità misconosciuta dalle grandi potenze durante la conferenza della pace di Versailles. Il mancato riconoscimento all’Italia di Fiume, Zara e dell’intera Dalmazia (cose non previste dal Patto di Londra stipulato da Sonnino con Francia e Inghilterra nel 1915) divengono il simbolo stesso della “vittoria mutilata”. Luoghi che nell’immaginosa oratoria di D’Annunzio assumono un valore mistico e in cui si riconosce largamente il patriottismo della media e piccola borghesia che nel corso della Grande Guerra si è trasformato in un nazionalismo acceso e carico di frustrazioni. Questo processo di trasformazione porta con se i germi di un nuovo protagonismo delle classi medie italiane che, nei mesi seguenti la conclusione della spedizione fiumana di D’Annunzio, sarà “catturato” dal nascente fascismo. 

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