giovedì 12 marzo 2015

Il Battaglione Aosta: fotografie e testimonianza di un massacro. Terza parte


Fotografia del monumento agli alpini dei battaglioni Aosta e Levanna eretto sul Monte Vodice. Dal volumetto commemorativo del IV° Reggimento Alpini, Battaglione Aosta.

"Il Battaglione Aosta, superando l'accanita resistenza nemica e le asprissime difficoltà del terreno formidabilmente organizzato a difesa, ascese sanguinosamente le rupi del Vodice, impadronendosi della quota 652, sulla quale con sovrumana tenacia, resistette, senza cedere un palmo di terreno, ad intensissimo, continuato bombardamento, a ripetuti, violentissimi contrattacchi, a difficoltà e disagi inenarrabili. Vodice, 18-21 maggio 1917"
Con queste parole, scritte nello stile militare dell'epoca, viene conferita la medaglia d'argento al valor militare agli alpini del Battaglione Aosta, per il loro comportamento sul Monte Vodice nella primavera del 1917.
Dopo la fine della guerra sull'altura gli alpini erigono un cippo sovrastato da un'aquila minacciosa che intende ricordare il valore degli italiani, ma anche intimorire le popolazioni slovene entrate a far parte del regno d'Italia. Il cippo verrà distrutto pochi anni dopo  da un attentato degli sloveni che intendono così protestare contro l'italianizzazione forzata di quelle terre ad opera del regime fascista.  
Il Monte Vodice. Fotografia tratta dal volumetto commemorativo del IV° Reggimento Alpini, Battaglione Aosta.

Chi oggi visita questo luogo della Grande Guerra che la fotografia eseguita dal monte Santo mostra desolato e privo di vegetazione, rimane incredulo per le sofferenze e i morti che ne costarono la conquista. Oggi la vegetazione è ricresciuta e l'ascensione è simile ad una tranquilla passeggiata su un pendio con un po' di salita. Questa sensazione si prova visitando quasi tutti i siti della Prima Guerra Mondiale sparsi in Europa. Ma veniamo ai fatti e al racconto del libro commemorativo del IV° Reggimento Alpini.
"Vodice (9 giugno - 26 aprile 1917)
 ...Si apre la dolce stagione, foriera d'eventi grandiosi. Gli eserciti s'apprestano per altri cimenti....Alle 9 e 30 il fuoco s'allunga...L'Alpino emula l'Alpino...raggiungono la Selletta tra Quota 652 e Quota 524...parte della 42° compagnia riesce a occupare Quota 652...molti soldati cadono...Per tutto il giorno e la notte il nemico tenta di contrattaccare...Le mitragliatrici son messe molto presto fuori uso dalla artiglieria nemica: i vuoti aumentano...La vicinanza delle linee avversarie fa si che qualche colpo della nostra artiglieria cada sulle nostre posizioni...Il nemico non tace mai e i suoi tiri aumentano le perdite...Chi riguarda, ai dì nostri, alla vetta del Vodice, vede elevarsi nel cielo liberato una svelta colonna, sulla quale par che raccolga il suo volo possente una grande aquila maestosa...Ufficiali: morti 4, feriti 14. Truppa: morti 34, feriti 386, dispersi 70. Encomi solenni 3..."
Il contesto in cui viene rappresentato questo dramma è la decima battaglia dell'Isonzo (12 maggio 1917-20 maggio) con la quale il generalissimo Cadorna tenta di forzare le linee austroungariche ed occupare Trieste. Il 1917 è l'anno della disperazione su tutti i fronti europei e della rivoluzione in Russia. L'offensiva francese del generale Nivelle fallisce e provoca vasti ammutinamenti, quella britannica a nord di Ypres si risolve in un bagno di sangue e di fango, gli italiani debbono fermarsi lasciando sul campo migliaia di vittime. La guerra non si sblocca e i soldati sono stanchi di morire inutilmente. Per gli italiani Caporetto è alle porte.

Gli alpini all'assalto. Da un'illustrazione di Achille Beltrame per La Domenica del Corriere.


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