lunedì 1 gennaio 2018

Piccolo Museo della Prima Guerra Mondiale fotografie,illustrazioni e oggetti

Sala due
                                       

La guerra fotografata
Durante la Prima Guerra Mondiale le fotografie debbono rispondere ad alcuni obbiettivi: 1°-pubblicizzare le vittorie e oscurare (o mitigare) le sconfitte; 2°-dare un'immagine quanto più esatta del territorio in cui si combatte; 3°-tramandare il ricordo personale di un'esperienza ritenuta unica e irripetibile; 4°-fornire il materiale visivo affinché la gente possa tornare sui luoghi dei combattimenti dove i propri cari sono caduti o hanno vissuto da combattenti. In questo senso, soprattutto per quel che riguarda il punto uno e due, gioca un ruolo importantissimo la censura militare istituita da tutte le nazioni in lotta. Oggi si sta molto rivalutando la fotografia eseguita per il proprio ricordo personale da ufficiali, sottufficiali e soldati. Essa è ritenuta molto più libera e in grado di mostrare ciò che sfugge alle maglie della censura.

Fotografia con corpi di soldati tedeschi uccisi dall'esplosione di una mina sulla collina di Vauquois nel 1915. Da La Guerre-Documents de la Section Photographique de l'Armée-Ministere del la Guerre-volume primo-Ed. Librairie Armand Colin.
[Sono pochissime le fotografie e le riprese cinematografiche eseguite nel corso di veri combattimenti. La tecnologia dell'epoca non lo permette e gli Stati Maggiori di tutti gli eserciti considerano i fotografi in prima linea non solo un intralcio, ma anche un pericolo per la difficoltà di controllare le immagini realizzate e la loro successiva diffusione. La fotografia eseguita sulla collina di Vauquois (presso Verdun) con brandelli di esseri umani fatti a pezzi, risponde all'esigenza di mostrare i corpi dei nemici uccisi ben sapendo che la guerra si è immobilizzata in un assedio reciproco su fronti che corrono per migliaia di chilometri.]

Fotografia panoramica della zona del Pasubio eseguita nel 1916 e tratta dal libro commemorativo del Battaglione Aosta, IV Regg. Alpini.
[Nei primi cinquant'anni di storia della fotografia era molto diffusa la realizzazione di fotografie panoramiche. Davano  una visione del paesaggio molto vasta e in grado di far conoscere gli aspetti insoliti e anche sconosciuti di territori e città. L'impiego della fotografia panoramica da parte delle sezioni fotografiche dei moderni eserciti era frequente anche prima dello scoppio della guerra e divenne, con il passare del tempo e con la guerra di posizione, il modo per scoprire dov'erano le posizioni nemiche e quindi organizzare le offensive.]

Fotografia stereoscopica con tre ufficiali, tra cui (è scritto sul retro) il Comandante Mongiardini, eseguita forse nel 1916. Da un gruppo di stereoscopie realizzate durante la Prima Guerra Mondiale da un ufficiale italiano probabilmente di Torino.
[L'esperienza della vita militare con l'avvento della fotografia si arricchì di immagini che ricordavano i volti dei compagni d'arme e servivano per mantenere un legame con la giovinezza che altrimenti si sarebbe dissolto con il passare del tempo. L'anonimo ufficiale italiano realizzò una sere di fotografie stereoscopiche durante la sua esperienza di guerra e nel corso degli anni successivi, osservando volti, luoghi e situazioni,  avrebbe rivissuto momenti considerati irripetibili. Queste fotografie possono essere considerate oggi quasi un monumento alla memoria.]

Piccola fotografia contenuta in un album con un gruppo di soldati tedeschi in una trincea di seconda o terza linea. Data e origine imprecisata.
[In questa fotografia possiamo distinguere l'ombra del fotografo, certamente un altro militare di cui ignoriamo il volto, ma che realizzava ricordi.]

Cimitero americano di Romagne. Fotografia tratta da una guida Michelin contenente itinerari sui campi di battaglia di Verdun, delle Argonne e di Metz. Anno di pubblicazione, 1928.

[Oggi il grande cimitero americano di Romagne si presenta, tranne alcune variazioni, come lo vediamo in questa fotografia pubblicata dieci anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Negli anni che seguirono al 1918 venne organizzato un vero e proprio turismo di guerra a cui le guide fornirono il supporto fotografico e di itinerari. Per la verità questo tipo di turismo esisteva già prima che la guerra finisse e chi poteva andava a vedere i luoghi dove erano caduti i propri famigliari con la speranza anche di trovarne qualche traccia (oggetti personali, portafogli, brandelli di divise, anelli) e capire come erano morti e dove. I cimiteri militari ebbero anche un'altra funzione, quella di celebrare il culto della nazione e restano oggi una grande testimonianza visiva del sacrificio di un'intera generazione.]

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